Silenzio giornalistico

“Addio fonti sorgenti da aule di tribunali ed elevate al cielo dell’onestà …”. Questo richiamo letterario per esprimere la tristezza di un cittadino a fronte del bavaglio che si vuole mettere ai giornalisti. La famosa Tangentopoli ebbe sviluppi d’indagine anche attraverso le intercettazioni e i magistrati riuscirono a capire i legami tra politici e intrallazzatori. Il lavoro dei giornalisti è intoccabile. Sapere, in attesa dei processi, quanto succede nelle cliniche, nei ministeri, nei rapporti di mafia aiuta a capire come muoverci e a chi affidarci. Ad esempio, alla clinica s. Rita di Milano avremmo corso il rischio di farci operare inutilmente a causa di comportamenti non legali. Si dice che in Italia vengono fatte troppe intercettazioni: qualcuno si chiede il perché? Spesso le malefatte partono da chi ci gestisce: forse questo esempio viene seguito da tutti quelli che pensano che l’imbroglio, il danaro facile, la scorciatoia siano cose lecite, e sono tanti. Si dice che i media diffondono  notizie prima dei processi: meglio sapere che ignorare. Chi crede nella giustizia spera che gli innocenti vengano assolti e i colpevoli paghino. Ma far conoscere certi  reati porta ad un’ educazione sulla pulizia morale e ad una sensibilità civile delle future generazioni. Da oggi, come potremo sapere, in tempo per salvaguardarci, fatti che violano i nostri interessi, la nostra salute, la nostra sicurezza? Dio salvi l’informazione.

Pubblicata da DNews il 21 su Bergamo e il 25.5 su Verona

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