Gabriele Salvatores è, come sappiamo, un “grande” del cinema ed è naturale che andando a vedere un suo film le aspettative sono tante. La trama, da una storia vera: un padre, un po’ strano, che per anni non ha conosciuto il proprio figlio, nato autistico, lo trova e con lui crea un viaggio che, kilometro dopo kilometro li unisce e fa crescere l’affetto tra loro, senza remore verso la mamma, un po’ strana, e il padre adottivo , un po’ strano. Tra madre e figlio, problemi di intesa, tra madre e padre, un amore fallito e odio accumulato negli anni, tra padre adottivo e figlio, un affetto profondo di scherzi e sintonia, tra padre e padre adottivo, un rapporto troppo semplice per essere reale. Sembra che il film sia stato costruito sulla disabilità del ragazzo per dar sfogo agli spazi e ai colori amati da Salvatores, con sfondi di Slovenia e Croazia incantevoli, colonna sonora che “attira” con canzoni famose (da Vincent a Volare …), senza approfondire aspetti problematici ma facendo apparire tutto facilmente risolvibile. E’ anche vero che film sull’autismo ne hanno fatti tanti e forse, Salvatores e sceneggiatori hanno fatto una scelta più “leggera” proprio per questo motivo, puntando sulla positività di tante scoperte della vita: viaggi, amore, affetti …. Bravi gli attori scelti con attenzione: Claudio Santamaria dall’umore variabile e ottimo interprete di Domenico Modugno, Valeria Golino nervosa e misteriosa, Diego Abatantuono con la sua figura di filosofo umorista e il veramente al di sopra di tutti il giovane debuttante Giulio Pranno che, certamente è stato ben guidato da Salvatores, ma ha doti di vero attore e promettente futuro. Da ricordare la frase: “La fortuna non è un diritto … è un colpo di culo”. In definitiva, un buon film con qualche attesa non soddisfatta.