La commedia di Vincenzo Salemme, da lui interpretata, come protagonista, egregiamente nello stile della commedia comica napoletana, ieri sera al Teatro Manzoni di Milano, in una serata di vento gelido, ci ha dato calore: abbiamo riso serenamente, rilassandoci dopo giorni festivi di confusione e di abbuffate massacranti. Si ride come ai vecchi tempi, con le commedie di Peppino de Filippo (quelle di Eduardo sono sempre più “tragiche”, anche se il “Maestro” non viene dimenticato da Salemme) e in questo periodo ciò ci serviva. Gli attori sono stati ben amalgamati dal regista e sono affiatati anche nelle improvvisazioni: Nicola Acunzo, Vincenzo Borrino, Antonella Cioli, Sergio d’Auria, Teresa del Vecchio, Antonio Guerriero, Giovanni Ribò e Mirea Flavia Stellato … Ovviamente c’è una trama basata sui rapporti di vicinato in un condominio borghese, sui falsi complimenti e principi etici spesso dimenticati. Ma non ci si spinge ad approfondimenti e a riflessioni vorticose: si ride con i giochi di parole, con i doppi sensi, con la buona mimica. Forse la Festa esagerata ha avuto qualche eccesso di parolacce che non facevano parte dei copioni dei nobili comici dialettali napoletani, ma i tempi cambiano non solo nei condomini ma in tutta la società. Ovviamente in sala la maggior parte degli spettatori era del sud, cosa che ha favorito la comprensione di certi artifici da vocabolario napoletano. Comunque si esce meno stressati.