Il film che abbiamo avuto la fortuna di vedere ieri sera e che uscirà nelle sale domani, “Veloce come il vento”, è un film che consigliamo di vedere a tutti perché contiene più di un insegnamento sulla vita reale di figli di genitori separati che crescono con mille problemi e agguati pronti a distruggerli se non hanno la forza di reagire e fare scelte giuste, specie se si è donna e costretta a muoversi, in un campo appartenente da sempre agli uomini, quello delle gare automobilistiche, per sopravvivere lei stessa e il fratellino. Un aiuto insperato può sempre arrivare all’improvviso e nella storia vera che un meccanico ha raccontato al regista Matteo Rovere, appare un fratello maggiore, interpretato da Stefano Accorsi, ex pilota di rally e ora vittima di droga e “disperato”: la speranza, si dice, è l’ultima a morire … Un crescendo di emozioni legate al succedersi frenetico di gare, momenti adrenalinici e allo scontro di affetti e decisioni importanti che si legano alla vita perduta nel mondo degli schiavi della droga. Ciò che è poi il rincorrere quotidiano del futuro e della vita. Buona caratterizzazione di Accorsi che all’inizio sembra una caricatura, ma assume man mano il ruolo importante e convincente; ottima, all’esordio, la giovanissima Matilda De Angelis; ben scelto il piccolo Giulio Pugnaghi; grandioso e maestro d’esperienza Paolo Graziosi. Buona fotografia. Colonna sonora non prevalente, ma giusta nei momenti opportuni e concessi dal rumore dei motori. Un film italiano, ben fatto e che fa ben sperare nella possibilità di affrontare storie, come questa sulle gare automobilistiche, che spesso hanno visto come “padrone” il cinema americano, che non sempre guarda agli aspetti umani. Promosso.
Da Facebook, MI PIACE: Paola Mancini